Fanno parte del movimento della transavanguardia alcune opere che mi hanno profondamente colpita per i messaggi che esse trasmettono. Sono espressioni artistiche degli anni 80 e 90 dello scorso secolo che vedono in prima linea artiste donne. La prima è Barbara Kruger con “ I shop therefore I am” del 1987.

Barbara Krunger, I shop therefore I am, 1987, serigrafia fotografica su vinile

Barbara Krunger, I shop therefore I am, 1987, serigrafia fotografica su vinile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’artista statunitense conduce qui una critica alla cultura dell’immagine e ai falsi miti del consumismo, penetrando all’interno dei meccanismi della comunicazione massmediatica. In maniera del tutto originale la Kruger riprende la massima del filosofo Cartesio “penso dunque sono” trasformandolo in uno slogan che sintetizza la condizione dell’uomo contemporaneo.

Altra protagonista che si confronta con i mass media è Cyndy Sherman la quale denuncia i condizionamenti da essi esercitati, riflettendo sulla diffusione di un’idea di femminilità stereotipata, resa al contempo oggetto del desiderio per gli uomini e modello da imitare per le donne. L’artista inizia a lavorare sulla mutazione del proprio corpo,modificandone la fisionomia per interpretare, nelle sue fotografie, ruoli grotteschi o maschili oppure per creare ritratti che riprendono iconografie della storia della pittura come in “ Untitled n. 226” del 1983.

Cyndy Sherman, Untitled n. 226, 1983

Cyndy Sherman, Untitled n. 226, 1983

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Negli anni 90 invece, la performer francese Orlan porta alle estreme conseguenze le tematiche affrontate dalla Sherman come è evidente in “Onnipresence” del 1993. L’artista si sottopone a una serie di interventi di chirurgia estetica con i quali avvia un processo di continua trasformazione del proprio volto e corpo, sfidando i canoni classici della bellezza e il convenzionale legame tra identità e aspetto fisico.

 

Orlan, Onnipresence,1993, performance, New York, Sandra Gering Gallery.

Orlan, Onnipresence,1993, performance, New York, Sandra Gering Gallery.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’artista svizzera Rist attacca il cliché della donna romantica, frivola e spensierata attraverso il video che usa come strumento d’esplorazione della psicologia femminile. Con una buona dose d’ironia e con un linguaggio che guarda al videoclip musicale, Rist si propone di dare forma visiva ai pensieri, alle sensazioni e alle fantasie segrete che attraversano l’animo di una donna in varie situazioni esistenziali. Sono i ruoli sociali e le immagini stereotipate in cui la società imprigiona l’universo femminile a originare nell’artista, una volontà di rivalsa che trova espressione in lavori come “Ever is Over All” del 1997. In due proiezioni parallele, scorrono le immagini rallentate di lussureggianti fiori rossi e di una giovane che passeggia per strada, leggiadra e sorridente, indossando un abitino azzurro e un paio di scarpe rosse e reggendo un lungo fiore rosso. L’atmosfera idilliaca, sottolineata da una romantica colonna sonora, si interrompe bruscamente quando la donna si scaglia con violenza contro un’automobile in sosta, mandandone in frantumi il parabrezza con il fiore, che si rivela sorprendentemente una potente arma. Sotto lo sguardo compiacente di una poliziotta, la ragazza riprende la sua allegra camminata fino alla vettura successiva, sulla quale ritorna ad infierire con il suo gesto anarchico e liberatorio.

 

Alice Straffi