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La pittura del divenire
Ogni volta, dinanzi alla tela, il pittore annulla l’universo. Poi i colori, il segno che corre indocile, la danza dei pensieri e l’idea a tener dietro all’emozione veloce. Il pittore dice se stesso, e perciò inventa territori altri, rende concreti, lì visibili e tangibili, mondi e metafore della propria interiorità, dispiega sulla nuda esperienza della oggettività giri di labirinto e simboli. Così Nello Bruno, pittore, ridisegna per ogni opera un diverso e distinto modo di esistere, e sono paesaggi e realtà, slanci di fantasia ed esplodere di commozioni, sono stati, momenti, persistenze che vestono le tinte ed il loro giacere sulle superfici.

Ciò che è assoluta evidenza di questa pittura raffinata ed eterogenea, è – se così si può dire – la purezza dell’istinto. Nello Bruno dipinge, ed il suo dipingere è un erompere limpido e drammatico di segni e disposizioni, è un naturale equilibrio che si distribuisce senza sforzo o speculazione, ma solo seguendo l’andamento del gesto pittorico, solo assecondandone l’immediatezza. È un procedimento istantaneo e liberat

orio, volontariamente affrancato da ogni esibizione di complessità tecnica, e che proprio per questo si fa spazio e circostanza per un’assoluta spontaneità. Nel contempo, questa emozionalità pittorica è capace di un non-so-che di mimetico e figurativo, e di costruttivo, con quel suo ripartirsi per regolarità geometriche e simmetrie organiche, con quel versarsi in atmosfere a volte rarefatte e simboliche altre volte salde e concrete, specialmente con quel conformarsi all’innata tensione verticale che con lieve risalto accompagna quasi ogni impeto di movimento e complicarsi, ogni arabesco e ordine, ogni aspetto e consistenza.

Si aprono pertanto luoghi e scenari, e stanno abbozzi e nebbie al cui vaporare sopravanzano geologie e morfologie, diventano fughe di prospettive metropolitane e sky-lines nelle foschie salse delle maree, virano su tinte di repentina luminosità, sprazzi in foglia d’oro e guazze di smalti che girano vortici e bassure di padule, fanno attrito sul polverar dei gessi che germinano inizi di creazioni, promesse di generazioni, sussulti aurorali ed elettrici.

Nello Bruno fa coincidere l’energia dinamica e la tensione immaginifica dell’atto pittorico con il divenire del mondo, quasi a stabilire una similitudine evolutiva fra la creazione artistica e la vita stessa, fra sensazione dell’arte e sensazione dell’esistenza; ed insieme, avvicina i lembi di confine – che invece si rivela sempre essere una più prossima adiacenza – tra forma ed antiforma, fra controllo ed irrazionalità, fra estremo e successione, fra natura e invenzione.621619

È perciò pittura di balzi ideali, di molti fulcri ispirativi ed aperte soluzioni improvvise, agitata su di un alacre eclettismo ad accogliere gradazioni di sola qualità luminosa del colore; ma anche il caos sciamanico di una misurata action-painting; e poi, tagli e cigliature, regolarità di calligrafismo segnico e visivo, meticolosità da suggestioni optical e da pullulanti bio-fito-morfismi. Un repertorio informale insomma che non risparmia idee ed avventurose intuizioni, e che pure recupera un’insita e fluida coerenza nel gusto elegantissimo per le cromie, nel dosarsi fascinoso sia delle scale come dei contrasti timbrici. Un tocco originale e personalissimo infine che nella foga “astrattiva” costruisce e ricostruisce, fa divenire, l’armonia di sintesi fra percezione, ragione ed anima.

(francesco giulio farachi)

 

 

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