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L’equilibrio essenziale3mega_depliant dentro copia

Di sottili isolamenti è fatta l’atmosfera che aleggia nei quadri di Luciano Lombardi, margini fisici e respiri che evocano il distacco emotivo, inseriscono quadri nei quadri, delimitano contesti come fotogrammi o tagli di pellicola su di un tavolo di montaggio. Questa mostra è l’occasione per il visitatore di incontrare l’arte di Lombardi, in un excursus che abbraccia rilevante parte della produzione dell’autore, sin dai quadri degli anni ’90, ma fondamentalmente si concentra sugli esiti più recenti della sua ricerca. Infine tutto conduce e si riunisce nella costruzione dell’immagine come insieme di corrispondenze, habitat per il molteplice.

Luciano Lombardi è un pittore coinvolto e coinvolgente, il personale rapporto con la materia pittorica e ideale dei suoi quadri è sempre diretto e spontaneo. Ma mai impulsivo, irriflessivo o improvvisato. Ogni quadro è anzi una costruzione lenta, minuziosa, regolata nell’idea, nell’impianto progettuale e, direi, proiettivo, nel procedimento tecnico. E la potenza, la seduzione delle sue figure sono sicuramente debitrici di questa sintesi magistrale fra l’immediatezza con cui l’effetto visivo colpisce sensi ed immaginativa dell’osservatore e la strutturazione rigorosa e simmetrica con cui i colori, gli stilemi e le ricorrenze, con cui i simboli e le rappresentazioni guadagnano lo spazio, lo abitano e lo distribuiscono in un’armonia tanto di relazioni quanto di autonomie e dissidi. Si costituisce così un assetto dinamico, una sorta di patchwork pittorico. Al suo interno, ogni elemento gioca il proprio esclusivo ruolo significativo e formale, ed al tempo stesso compone una visione d’insieme che va al di là delle superfici lucenti dell’immagine, scava una profondità di senso altro e complesso, dichiara prese di posizione e consapevolezze sulla vita, il mondo, l’Uomo. Allora questa trattazione delle figure pulita, quasi algida, spesso appiattita e separata su fondi di colore nudo, oppure incastonata nella reiterazione prismatica di scansioni geometriche, condotta con pennellate asciutte e tirate alla precisione, questa trattazione sviluppa il paradosso e fa della propria impudente neutralità misura di ragionevolezza, emblema di quell’aureo equilibrio fra logica e passione tanto faticosamente cercato dall’essere umano, tanto spesso smarrito.

Dipingere, e la sensibilità individuale, l’inconscio e la razionalità diventano filtri attraverso cui traguardare la coscienza comune e collettiva. Lombardi adatta all’intemperanza del mondo un suo personale allestimento di simboli: armi, cani, sezioni anatomiche, immagini dai e dei media s’inseguono e si ripetono, diventano ossessivi, come i modelli e le suggestioni di continuo propinate all’inconscio; e al tempo stesso son lì in rassicurante equilibrio, spassionati invitano a ragionare la cecità delle menti, l’aridità dei cuori. Ecco che immagini ed immaginario, clichè e mode, simboli e rappresentazioni sono sulla tela non tanto a ricercare la forma del mondo e della realtà, quanto a mostrarne le paure ed i condizionamenti, le contraddizioni e le distanze, la violenza e l’indifferenza. Ma anche, il bisogno e la speranza, il desiderio di armonia,  l’energia della bellezza. Perché l’impegno ed il fine di tanto elaborare sono la necessità di partecipazione, l’attenzione alla pluralità delle relazioni, sono l’enunciazione di un messaggio che mantenga ancora un valore ed un indirizzamento generale, universale. L’esperienza dell’arte non è, non può essere, bastevole a se stessa, preoccupata unicamente di elaborare codici formali di minore o maggiore impressione visiva. Quest’esperienza ha significato tanto quanto si fa espressione, cioè percorso di conoscenza e confronto, base di riflessione e di condivisione, strumento di comprensione vera, profonda, lucida. Lombardi tiene la forza delle immagini, la incanala per raggrumare nel colpo d’occhio, nel pieno di un colore robusto, la forza eversiva e mobilitante che non potrebbero avere mille parole o ragionamenti. Così nell’immagine si condensano tempo, realtà e senso, si stringono all’essenzialità limpida degli sguardi.

(francesco giulio farachi 

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